After the end: il brivido di una discesa negli inferi
Un uomo, una donna e la lotta per la sopravvivenza.
Rassegna stampa
Recensioni, interviste e articoli sullo spettacolo.
Un uomo, una donna e la lotta per la sopravvivenza.
È nell’esplosione improvvisa delle ossessioni che la vera fine si consuma.
Il sentimento morboso che fonde la vittima col carnefice.
Alla Sala Bausch il bunker diventa gabbia mentale: l’escalation vicinissima spiazza e ci costringe a guardarci dentro.
In questa sorta di invisibilità esistenziale, i personaggi si sentiranno liberi e incatenati al tempo stesso.
After the End è uno spettacolo che dà i brividi, ma sono brividi utili.
Ospiti del programma radiofonico di Rai Radio3 "Piazza Verdi" con "After the end" di Dennis Kelly.
Il ritmo, sempre più incalzante, mantiene alta la tensione del pubblico in attesa di un finale agghiacciante.
La situazione sviluppa una violenza a fior di pelle e una contrapposizione sempre più forte.
Massacro a colpi di umiliazioni, violenze, scomposti esercizi di potere.
Il piccolo rifugio sotterraneo si trasforma in una terra senza legge.
Nella ferocia clinica di After the End si svolge e si contorce su di sé la pratica più netta e antica dell’opposizione tra nemici che perseguitano e sono perseguitati.
Il bunker diventa presto una prigione con un bersaglio e il suo carnefice.
Dietro il volto da giovane nerd, Mark nasconde un segreto inconfessabile.
Ospiti della trasmissione Milano Sipario su Milano Now di Tamara Malleo per presentare After the end di Dennis Kelly.
C’è un unico modo per farsi distruggere: permettere agli altri di trasformarti in qualcosa di diverso da quello che sei.
La convivenza forzata nello spazio ristretto del bunker, la paura, il sospetto reciproco, l'istinto che prevale sulla ragione.
Intervista a Luca Ligato regista dello spettacolo "After the end" in scena a Teatro Elfo Puccini di Milano.
Nel rifugio antiatomico la vera esplosione non è fuori: è l’ossessione che trasforma la salvezza in condanna.
Nel rifugio antiatomico la vera esplosione non è fuori: è l’ossessione che trasforma la salvezza in condanna.
Due sopravvissuti, un bunker, quindici giorni: non è l’apocalisse fuori a far paura, ma quella che portiamo dentro.
Ritmo serratissimo, incalzante, spasmodico, parole che si mordono le une con le altre.
osa potrebbe succedere dentro un bunker antiatomico, dopo una catastrofica esplosione nucleare?
Il gioco diventa osservare fino a che punto i personaggi si degraderanno a vicenda, per veder emergere le pulsioni umane e, in un brivido, riconoscervisi dentro.
Dentro il bunker la dialettica vittima-carnefice si ribalta di continuo, demolendo certezze e identità.
In un rifugio che diventa prigione, attrazione e insicurezze si trasformano in ossessione e violenza.
In questo ambiente limitato e di convivenza forzata non c’è posto per falsi riflessi: il buio, il silenzio, la fame e l’angoscia grattano la superficie protettiva della pelle e mettono a nudo scheletri e pulsioni.
Un thriller claustrofobico dove amore e paura degenerano in ossessione e manipolazione.
Nel rifugio antiatomico ogni certezza si sgretola, e l’eroe si rivela carnefice in un gioco al massacro senza vie d’uscita.
Un rifugio che si trasforma in prigione, dove paranoia e giochi di potere divorano ogni certezza.
Un dialogo a tratti asfissiante e una tensione drammatica senza pause incidono nel pubblico nuove e più profonde tracce interpretative del rapporto tra chi si dice amante e chi è amato.
Un dialogo a tratti asfissiante e una tensione drammatica senza pause incidono nel pubblico nuove e più profonde tracce interpretative del rapporto tra chi si dice amante e chi è amato.
La pièce rivela come la paura e l’abuso di potere possano deformare i rapporti umani fino a cancellare l’identità stessa.”
Vi è una ricerca affannata di autocontrollo: un bisogno sconfinato di restare lucidi per vincere il tempo, la necessità di aiutarsi, il rischio di cadere nella manipolazione tipica di una condizione estrema.
Di fronte a un pericolo estremo, le regole sociali vanno riscritte.
Uno spettacolo nero dall’ironia cruda e di una tagliente contemporaneità
Un rifugio atomico diventa teatro di paure, ossessioni e sopravvivenza.
Interivista di Rai 5 per il programma Memo Teatro al cast di "After the end"
La vera esplosione non è nucleare, ma interiore: l’istante successivo alla fine.
Un’apocalisse che rade al suolo gli edifici e riduce a cadavere chiunque
Quando i bisogni primari vacillano, il confine tra vittima e carnefice si dissolve.
Un’escalation di violenza che trattiene lo spettatore in un clima di claustrofobia angosciante.
Fra il bianco e il nero, Mark e Louise si giocano la vita, la dignità, il dolore, la fame.
Drammaturgia contemporanea e allestimento asciuttissimo, inaspettate risate in una suspense continua.
Nel bunker la suspense è continua: il confine tra bene e male si fa sempre più labile.
Un viaggio spiazzante tra paure, fragilità e umorismo nero.
Uno spazio privo di regole, dove il potere di Mark detta legge.
Un viaggio psicologico serratissimo tra amicizia, etica e sopravvivenza.
Nel bunker le maschere cadono: restano solo istinti e conseguenze.
Nel bunker e nel backstage, le maschere cadono: resta soltanto la vertigine di chi siamo davvero.
Ospiti della trasmissione Mattina Lombardia su Radio Lombardia per chiacchierare su After the End e sulla convivenza forzata
Intervista ad Alessandro Lussiana sullo spettacolo "After the end"
Nel bunker la maschera cade: resta solo l’identità, nuda e labile.
In quel bunker le regole sociali non esistono più, tutto è nuovo e da ricostruire.
Nel bunker, tra paura e sopravvivenza, il confine tra bene e male si assottiglia.
C’è un unico modo per farsi distruggere: permettere agli altri di trasformarti in qualcosa di diverso da quello che sei