"After the end" di Dennis Kelly, regia Luca Ligato
Gli attori – quelli bravi, si
intende – sono persone fragili, insicure, tese a coltivare il dubbio
(non) metodico. Questo lato nascosto si coglie con nitidezza
frequentandoli un po’ nel backstage. Rimarranno impressi nella
memoria di chi scrive i “timori e tremori” di Valeria Perdonò, la
protagonista femminile di After the End: durante le prove si sentiva
come sopraffatta dal clima claustrofobico del testo; una sorta di
esitazione nell’accostarsi al personaggio le attraversava la pelle,
forse la paura di rimanere intrappolata in un gorgo da cui, una
volta entrati, non ne puoi più uscire. E in effetti, è andata
proprio così: ora che le repliche volgono al termine ha ammesso che,
per la prima volta nella sua carriera di attrice, questa Louise
rimarrà incollata col mastice nella sua anima. C’è un aspetto
importante, però, su cui Valeria forse non si sofferma: per
un’attrice, convivere con un personaggio solido e pieno di
affascinanti sfumature come Louise, è una vera benedizione.
Fortunato chi, da interprete, incrocia nel suo percorso un testo
come After the End. E fortunato chi, in questo infinito scorcio
d’autunno milanese, si è recato allo Spazio Tertulliano con la
deliberata volontà di condividere con gli attori l’atmosfera plumbea
della pièce.
Produzione Alraune Teatro presenta
AFTER THE END
di Dennis Kelly
regia di Luca Ligato
con Valeria Perdonò e Alessandro Lussiana
scenografia Giovanna Angeli
costumi Carla Goddi
responsabile organizzativo e di produzione Monica De Giuli
Cosa succede dentro un bunker antiatomico, dopo una micidiale
esplosione nucleare? Difficile da immaginare per noi comuni mortali.
C’è chi, come il visionario scrittore inglese Dennis Kelly, ne ha
dato però una verosimile interpretazione. Il regista Luca Ligato ha
colto la forza di questo testo, si è messo di buzzo buono e il
risultato è uno spettacolo veramente ben fatto, un’ora e mezza che
scivola via senza nemmeno una zona morta.
Merito anche, senz’altro, dell’esperienza televisiva di Kelly: ha
esperienza come autore per le situation comedy, settore in cui la
fluidità della scrittura è l’obiettivo da centrare al volo. Senza
voler aprire sterili fronti di lotta coi reality show, possiamo però
affermare con serenità che After the End è una sorta di Grande
Fratello riuscito: laddove il format olandese fallisce nel suo
costante piegarsi alle logiche dell’audience, qui invece c’è una
riflessione, acuta e non convenzionale, sulle situazioni che possono
crearsi tra un uomo e una donna in uno spazio angusto.
Valeria-Louise divide questo inquietante scenario con un partner di
grande talento: Alessandro Lussiana. Professionista impeccabile,
sfondatore di quarte pareti con quella bella faccia magnetica che in
futuro catturerà parecchi altri registi.
Le dinamiche di coppia sono già difficili en plein air, figuriamoci
in un bunker sottoterra. Difatti, come se non bastasse la bomba
atomica, là sotto scoppia il finimondo. L’Es di entrambi prende il
sopravvento nelle sue forme più perniciose; porta all’abiezione,
alla reificazione dell’individuo con cui ti incontri, ridotto a
oggetto a uso e consumo delle proprie voglie. Louise e Mark non sono
mica dei mostri: sono soltanto lo specchio delle reazioni che ognuno
di noi avrebbe in un frangente simile. In simili contingenze,
finiremmo tutti con l’inscenare un ruolo grottesco, misto tra Il
signore delle mosche e La guerra dei Roses.
Nella vita di tutti i giorni Louise e Mark sono rispettivamente una
signorina ben integrata nel tessuto sociale e uno sfigatissimo nerd,
di quelli che hanno idee visionarie non captabili dal volgo. Di rado,
ma molto di rado, questi sgobboni con gli anni diventano Steve Jobs.
Nell’attesa, si sollazzano coi giochi di ruolo (e cercano di
convincere i malcapitati che gli passano sotto tiro a giocare a
Dungeons & Dragons). Bastano però pochi giorni nel bunker e paf, la
frittata è fatta: crollano le sovrastrutture, ogni maschera
infingitrice si sbrodola. In un lasso di tempo brevissimo, la
metamorfosi da Homo Sapiens a Neanderthalensis.
In barba alla crisi, la scena teatrale milanese è ben viva. Fuori
dal bunker domestico, con quelli che Brancaleone definiva “li videi
che condizionano e tenzonano”, ci sono compagnie teatrali che
lavorano sodo, con risultati eccellenti. Tra di esse, Alraune Teatro.
Un gruppo di giovani, a cui facciamo i più sinceri e sentiti auguri
per le produzioni future. Merda merda, ragazzi.
Alraune Teatro