Un lento logorio dell'animo
Scritto dal drammaturgo inglese Dennis Kelly, After the End, in
scena al Teatro Orologio fino al 10 maggio, è un avvincente thriller
psicologico ambientato in un rifugio nucleare antiatomico degli anni
Ottanta.
Al suo interno, due giovani — Mark (Alessandro Lussiana) e Louise
(Valeria Perdonò) — parlano di un attacco terroristico in un pub,
un’esplosione nucleare che ha raso al suolo interi quartieri e
ucciso una gran quantità di persone, probabilmente anche molti loro
amici. Mark ha portato in braccio tra le macerie Louise, priva di
sensi, fino a quel rifugio. O almeno, è ciò che lui fa credere alla
giovane, la quale non ricorda nulla.
Si tratta di un testo dal linguaggio moderno, diretto, tagliente,
dal quale monta pian piano un senso di claustrofobia, angoscia,
malessere e violenza. È un dramma sulle paure e sulle fragilità
umane, che i fattori sociali possono tramutare in disagio
psicologico e prevaricazione. Mark nasconde tutto dietro un “amore”
ossessivo e malato per Louise, che da “ape regina” si trasforma in
vittima nevrotica. Il ragazzo anela a trascorrere la sua prigionia
forzata con la donna dei suoi sogni giocando a Dungeons & Dragons,
al punto che, alle prime resistenze di lei, inizia a limitarle
l’approvvigionamento di cibo. Questo è il punto di rottura
definitivo: lo trasforma nel lupo cattivo, svela la sua morbosa
ossessione e lo porta a distruggere la donna attraverso giorni di
intensa manipolazione psicologica.
La scena è fredda, metallica: un tavolino, due sedie, un contenitore
di provviste, delle lampadine che piovono dal soffitto. Il tempo
passa, le verità emergono in un turbinio di tensioni, acuite dal
logorio di fame e sete, che rivelano il lato bestiale che alberga in
ognuno di noi.
La regia di Luca Ligato rende giustizia alla forza di questo testo,
dal ritmo serrato e senza sbavature. Per entrambi gli interpreti è
certamente una grande prova d’attore: i due la affrontano con la
forza e l’energia necessarie per misurarsi con un atto unico che non
prevede uscite di scena, e che passa da momenti di risa e tenerezza
a picchi di violenza parossistica, pianto e disperazione, lotte
fisiche e verbali.
Dopo la fine, i meccanismi psicologici innescati dal trauma saranno
tutt’altro che prevedibili.
Alraune Teatro