After the End – Rassegna Stampa: Ecco a voi Dennis Kelly | Alraune Teatro Salta al contenuto
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Rassegna stampa

After the end

Concretamente Sassuolo Autore: Clizia Riva· 01 Febbraio 2015
Recensione Claustrofobico Potere
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"After the end": le grigie sfumature del reale.

Uno spettacolo può decidere di turbarti. Di farti passare con estrema nonchalance da una risata ironica a una tensione drammatica, senza che – quasi – tu te ne accorga.

È il caso di “After the End”, pièce prodotta da Alraune Teatro e rappresentata al Teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia sabato 31 gennaio: un’ora e dieci di spettacolo, che scorre con ritmo serrato, che ti fa rimanere col fiato sospeso, con una palpabile tensione che non può abbandonarti.

In scena, solo due persone: Mark (Alessandro Lussiana) e Louise (Valeria Perdonò), giovani ragazzi scampati a un attacco terroristico e nascosti in un rifugio antiatomico, completamente isolati da un mondo che sembra scomparso, da un tempo che si è – dice Louise – “come spento”.

Il tono con cui si apre lo spettacolo è apparentemente positivo: è stato il ragazzo a salvare miracolosamente l’amica (che non ricorda nulla dell’accaduto) dalla terribile esplosione e a portarla in salvo, evitandole la morte cui sarebbe stata destinata.

Lui e lei, fuori dal mondo, obbligati a vivere a stretto contatto per due settimane, fino a quando – a detta di Mark – la nuvola letale causata dalla deflagrazione non risulterà più pericolosa per le loro vite.

Lei è sconvolta, perché piano piano realizza di avere perso tutto e tutti: eppure di fianco a lei c’è il suo amico, che forse – fino a quel momento – ha conosciuto poco, ma che le ha salvato la vita… E che è pronto ad aiutarla, a consolarla, a farla ridere, a sfamarla.

Mark sembra preparato da una vita a quel disastro: il suo rifugio è ricco di cibo e acqua, è pulito e ordinato e lui appare tranquillo, lucido. Fin troppo lucido.

Lo spettatore è chiamato dal primo istante ad abbandonare il ruolo passivo di chi può solo guardare, perché inizia a notare in scena piccoli ma frequenti elementi che lo turbano: il ragazzo ha una spiccata mania del controllo e sembra quasi avere un conto aperto con l’amica, una situazione in sospeso, che, piano piano, emergerà, in modalità assolutamente inaspettate.

Il dubbio, la suspense, gli sguardi e le frasi che sembrano quasi scivolare via, fra una battuta sarcastica di Louise e l’indecifrabile intento di Mark: questi sono gli elementi che portano lo spettacolo verso una direzione inaspettata, in un viaggio intenso, ricco di risate e humour nero, in un vortice di amara ironia e inedito orrore.

Il ritmo serrato e la completa sincronia dei due interpreti, la perfetta regia di Luca Ligato e il testo di Dennis Kelly rendono questa pièce davvero imperdibile: tutto è giocato perfettamente su un ampio ventaglio di sfumature che turbano e tengono sulle spine lo spettatore, che non sa più a chi credere e di chi fidarsi.

Il grigio che domina la scena (il silenzioso e inquietante bunker), ben organizzata da Giovanna Angeli, e le luci dirette da Alessandro Tinelli sembrano quasi rappresentare per eccellenza il fulcro dello spettacolo: fra il bianco e il nero Mark e Louise si giocano la vita, la dignità, il dolore, la fame… Loro stessi.

“After the End” non è solo azione, ma è un’occasione per porsi profondi interrogativi sulla nostra natura, su ciò che consideriamo reale, sulla nostra – presunta – umanità.

E su quanto l’esistenza sia retta e nutrita quotidianamente proprio da infinite nuances.

Alraune Teatro ci fa entrare nel grigio, ci esorta a guardarlo in faccia, a non sfuggirgli: non sappiamo cosa troveremo alla fine di questo viaggio ai confini del reale, ma siamo certi che ne varrà la pena.

E ci scopriremo, in fondo, tutti un po’ vittime e un po’ carnefici, nel gioco di ruoli interscambiabili e in quel ventaglio di ombre e luci che è la vita.