After the End – Rassegna Stampa: Ecco a voi Dennis Kelly | Alraune Teatro Salta al contenuto
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Rassegna stampa

After the end

La Repubblica Autore: Nicole Jalinne· 29 Aprile 2015
Recensione Violenza Ossesione
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"After the end" di Dennis Kelly, regia di Luca Ligato

L’istante successivo alla fine, quello carico di un silenzio denso e assordante che segue un’esplosione, quello in cui la felicità per la sopravvivenza si scioglie nell’atroce brivido di essere rimasti soli: nient’altro che passi erranti su macerie di nulla e abbandono. È questo il risveglio di Mark (Alessandro Lussiana) e Louise (Valeria Perdono) che, scampati a un attentato nucleare, si rifugiano nel bunker antiatomico da lui costruito per eccessiva e fortunata paranoia. Uno spazio privato e sotterraneo disegnato da una vellutata e contrastata illuminazione che si insinua nel freddo minimalismo metallico di un tavolo e due sedie, di una parete mosaicata in scala di grigi e di una dispensa-scatola, custode ordinato di scorte alimentari e speranza.

Come un surrealistico riflesso, la scena traduce in significante plastico una psiche, quella di Mark, pericolosamente ordinaria e inquietamente anonima, nascosta nella pacata compostezza di una camicia e un pullover; un’identità nerd assuefatta dalla maniacale attrazione per Louise, fonte di fascino isterico, di raffinatezza spavalda, di ruvida eleganza contenuta tra il raso di un blue dress e la parlantina vagamente scurrile.

La drammaturgia del britannico Dennis Kelly dilata e penetra con scuro e aspro umorismo l’astrattezza di una prigione-culla di un amore deviato in morbosa ossessione, di un rispetto decomposto in macabro abuso, di una protezione infettata da una possessività perversa che trascinano la coppia dentro le proprie primarie pulsioni animalesche, quelle appartenenti a un informe mondo originario di deleuziana concezione, dove vittima e carnefice divorano il cibo da terra, s’incatenano come cani rognosi, si umiliano in nome di una violenza amorfa e recondita che conduce naturalmente gli esseri umani all’autodistruzione.

E se l’accattivante complicità interpretativa di Lussiana-Perdono dà vita a un abbraccio fisico e mentale di drammatica e serrata ironia dialogica, il pungente nervosismo registico di Luca Ligato svela uno sguardo da “angelo sterminatore” che, con cauta pietà, osserva le sue creature dilaniarsi l’anima, consumarsi la dignità, ridursi, poco per volta, a ferite senza corpo e lacrime senza volto.