Salta al contenuto
Alraune Teatro logo Alraune Teatro

Rassegna stampa

After the End

Fogli e parole d'arte Autore: Susanna Battisti· 07 Maggio 2015 
Recensione Ossessione Psicologico
Scarica PDF ← Torna alla rassegna ← Scheda spettacolo Ufficio Stampa

After the end di Dennis Kelly - regia di Luca Ligato

Scritta subito dopo l’attentato terroristico a Londra del 2005, la commedia nera After the End di Dennis Kelly arriva al Teatro dell’Orologio di Roma, nell’ambito della breve rassegna Let’s go British. Diretto da Luca Ligato e interpretato da Alessandro Lussiana e Valeria Perdonò, lo spettacolo traduce in modo impeccabile l’essenzialità e l’umorismo al vetriolo dell’originale.

Molto popolare nel Regno Unito per la serie televisiva Utopia e per il musical Matilda, Dennis Kelly è arrivato alla scrittura attraverso la recitazione e la sua poliedrica drammaturgia piega il testo teatrale ai modi e ai tempi della performance. Scabro e scattante, il linguaggio è ricco di indizi trasversali e di understatement da cogliere al volo nel vortice serrato del ritmo dei dialoghi.

After the End è caratterizzata da un agilissimo montaggio cinematografico di scene sempre più brevi verso il finale e separate l’una dall’altra da inquietanti dissolvenze nel buio. La scena tetra e spigolosa evoca il claustrofobico rifugio antiatomico dove Mark porta in salvo l’amica Louise dopo un attentato terroristico che ha distrutto l’intera città.

Nella penombra si intravedono un fondale fatto di quadrati neri, lampadine a goccia che pendono dall’alto, un tavolo, due sedie e uno scatolone di provviste alimentari. I due sopravvissuti hanno cibo per due settimane e una vecchia radio di cui non sanno che farsene. Sono tagliati fuori dal mondo esterno che Mark descrive come un cumulo di macerie e cadaveri carbonizzati. Evoca immagini apocalittiche di nuvole di fumo che salgono in alto con il fuoco, di corpi che si sgretolano, di lui che rischia la morte per salvare lei rimasta a terra priva di sensi. Louise vuole farsi raccontare la storia più volte perché stenta a crederla.

Louise si preoccupa per le sorti dei suoi familiari ed è visibilmente nervosa. Mark cerca di calmarla e di convincerla a sforzarsi di sopravvivere, magari giocando a Dungeons & Dragons. All’inizio sembra un ragazzo borghese inoffensivo e un po’ imbranato: ha una cotta per Louise, che però ama un altro e che si diverte a raccontargli di come sia sempre stato preso in giro. Lui prova a farla ridere con barzellette che invece la fanno piangere, e il rifugio diventa ben presto l’arena di uno spietato gioco al massacro.

Mark rivela gradualmente le sue ossessioni compulsive e la sua natura sociopatica, e la pièce si sviluppa in un crescendo di violenza verbale e fisica che inchioda alla poltrona. Da eroe positivo si trasforma in carnefice, approfittando della segregazione per esercitare il suo potere su Louise. A poco a poco le riduce le razioni di cibo e la rimprovera sempre più duramente perché non rispetta le regole di Dungeons & Dragons. Lei gli tiene testa, e la tensione cresce in un alternarsi di esplosioni di violenza da parte di entrambi.

Infreddoliti e ridotti alla fame, i due prigionieri si scambiano battute fulminee e taglienti, mentre ogni cambio di scena segna un passo in avanti verso la disgregazione delle loro personalità. Gli attori sono molto credibili e rispettano la tempistica del testo con ritmi mozzafiato. La fisicità esprime il loro progressivo disfacimento interiore: la mimica e la gestualità raccontano l’orrore delle privazioni e della cattività, senza mai lasciare intuire quale sarà la prossima mossa dell’uno o dell’altro. Nulla è prevedibile e il finale a sorpresa rimette tutto in discussione.