"After the end" di Dennis Kelly, regia Luca Ligato
Secondo la piramide di Maslow, i bisogni dell’uomo sono ordinati in
base a una gerarchia: una volta soddisfatti quelli più elementari si
è in condizione di aspirare a quelli più complessi. Ma cosa succede
quando le condizioni di default - mangiare, bere, dormire - sono
messe a repentaglio? Quanto ci vuole perché quella follia latente
sfondi gli argini della ragione e ci travolga? Dennis Kelly affronta
tutto questo in "After the End", black comedy portata in scena dalla
compagnia Alraune Teatro al Teatro dell’Orologio, per la regia di
Luca Ligato.
In seguito a un’esplosione nucleare avvenuta dopo un attentato
terroristico, Mark (Alessandro Lussiana) riesce a salvare Louise
(Valeria Perdonò) e a portarla nel suo rifugio antiatomico, dove
resteranno due settimane per sfuggire alle radiazioni. Una
scenografia nera e spigolosa riproduce questo bunker austero (scene
Giovanna Angeli): lampadine che incombono dall’alto, un tavolo e due
sedie, un fondale fatto a quadrati e un baule per le provviste. Lui
ha una cotta per lei, ma è un loser e lei preferisce un altro. Ergo,
deve essere punita.
Si assiste quindi in scena a un classico gioco di potere tra vittima
e carnefice, dove il linguaggio duro e tagliente di Kelly riproduce
fin da subito un’atmosfera ansiosa e concitata: parole veloci come
fulmini si susseguono e si sovrappongono come se gli attori
dovessero rincorrerle per stare al passo. Così, il velo di normalità
iniziale che copre queste parole e i gesti si lacera in un crescendo
di violenza - fisica e verbale - privazioni e abusi.
Ad ogni cambio di scena corrisponde un ulteriore gradino verso il
disgregamento della personalità. Un buio repentino - accompagnato da
un rombo sinistro - e i nervi crollano, gli istinti primordiali si
fanno più pressanti; la fisicità degli attori è sconvolta da pianti
e risa isteriche, i lineamenti alterati dalla fame, la sete, la
cattività. Quelle pareti che tenevano la follia ben salda in un
luogo sicuro si sfaldano definitivamente, e questa straripa come un
fiume in piena, inarrestabile. Una bella prova per gli attori che
abbandonano completamente le proprie difese e si buttano a capofitto
in un testo dal finale inaspettato eppure in qualche modo
prevedibile. Cosa sono diventati, in fondo, Mark e Louise? In questa
spaventosa voragine al limite fra pulsione e raziocinio la nostra
umanità si rivela appesa a un filo molto più sottile di quanto
crediamo.
Scritto nel 2005 dopo gli attentati terroristici di Londra, "After
the End" descrive una città in rovina: macerie ovunque, corpi
carbonizzati per strada. È un aspetto che colpisce molto alla luce
del drammatico terremoto in Nepal di questi giorni; fa paura pensare
a quanti Mark e Louise potrebbero nascondersi tra i sopravvissuti.
Dove possiamo recuperare l’umanità e la capacità di raziocinio
quando di fronte a noi ci sono 4500 morti sotto le macerie - reali?
Alraune Teatro