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Rassegna stampa

After the end

Dance culture Autore: Cecilia Delle Fratte · 14 Maggio 2015 
Recensione Claustrofobia Bunker
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In un bunker antiatomico, anche se la bomba non c’è

Dopo il debutto milanese, arriva al Teatro dell’Orologio After the End del drammaturgo inglese Dennis Kelly per la regia di Luca Ligato. Uno spazio asettico per una storia di tensione.

Mark e Louise si ritrovano insieme in un bunker sottoterra: un finto muro di mattoni, un tavolo e due sedie in ferro, un container pieno di provviste. Perché sono lì? Mark sostiene di averla salvata da un’esplosione che ha distrutto la città; sono rimasti solo loro e ora devono prendersi cura l’uno dell’altra. Louise è una ragazza esuberante, bella e sicura di sé; Mark è un ragazzo timido, cervellone ed eterno bersaglio di prese in giro. Costretti a una convivenza forzata, non riescono a parlarsi senza litigare e tutto peggiora quando lui inizia a negarle cibo e acqua. Louise capisce che sono soli nel bunker, ma fuori la vita continua a scorrere. I due protagonisti si scambiano più volte i ruoli di carnefice e prigioniero finché la luce della salvezza li accompagna verso un epilogo amaro.

After the End è un lavoro del 2005 di Dennis Kelly, autore londinese di teatro e televisione; è un testo spinoso che immobilizza e suggerisce fin da subito che c’è qualcosa che non va. Il ritmo concitato, i dialoghi serrati e veloci sono tipici della drammaturgia contemporanea inglese; in più l’esperienza televisiva di Kelly nella sit-com aiuta enormemente la fluidità dello spettacolo teatrale.
Lo slang britannico perde un po’ della sua valenza nella traduzione italiana. La parlantina incessante dei personaggi, apparentemente priva di pensiero, a volte non si adatta bene alla situazione inquietante e tesa; questa però è una scelta del regista più che dell’autore. La regia di Luca Ligato è buona ma in alcuni momenti perde forza. La scenografia scarna e fredda ci conduce in un ambiente claustrofobico e angosciante; solo il telo attaccato alla parete di fondo con i mattoni disegnati non è bello esteticamente e non si abbina a una scena già fatta e finita. Le musiche elettroniche originali sono funzionali e intervengono nella giusta maniera, accrescendo la tensione.

Quelli di Louise e Mark sono ruoli indubbiamente difficili. Valeria Perdonò, diplomata alla Silvio d’Amico, dà l’idea che ci sia un distacco tra lei e la situazione scenica, ma nella parte centrale acquista una forte espressività, sia fisica sia vocale. Alessandro Lussiana, diplomato allo Stabile di Torino, deve vedersela con un ragazzo disturbato, pieno di paranoie: è credibile e fluido nei suoi repentini cambiamenti.

After the End, “dopo la fine”, è un concetto apocalittico che affascina e spaventa; ma se alla fine segue il peggio, è una brutta storia.