After the End di Dennis Kelly, diretto da Luca Ligato.
Il protagonista di “After the End” – black comedy scritta da Dennis Kelly e diretta da Luca Ligato che resterà in scena all’Elfo Puccini fino al 27 maggio – si chiama Mark, ha circa venticinque anni, è perdutamente innamorato di Louise ed è un individuo drammaticamente ingenuo.Solo un individuo ingenuo può sperare di pilotare a proprio piacimento una conversazione con la persona amata, con il fine di creare un’atmosfera di affiatamento e intimità grazie alle proprie parole e alle proprie azioni. Si sa: le conversazioni tra gli innamorati non corrisposti e le loro “vittime” si svolgono quasi sempre all’insegna di una totale mancanza di consequenzialità; Mark se ne accorge a proprie spese: se lui dice “A”, Louise non dirà certo “B”, e l’esito dello scambio di battute non sarà mai un auspicabile “C”.
Solo un individuo molto ingenuo può credere che, imponendo la propria presenza alla persona amata, questa finirà per cadere tra le sue braccia. In realtà può anche essere che questo si verifichi, ma l’abbraccio in stile boa constrictor che ne risulterà sarà tutto fuorché liberatorio.
Tutti questi errori di calcolo nell’aritmetica amorosa sono già gravi se si verificano all’aria aperta, nel mondo di tutti i giorni, ma hanno ripercussioni ancora più disturbanti se si concretizzano nei pochi metri quadrati che costituiscono la superficie di un rifugio antiatomico: Mark ha infatti trascinato Louise nel bunker alla base del suo appartamento a seguito di un’ipotetica catastrofe nucleare (il dramma è stato scritto nel 2005, l’anno dell’attentato alla metropolitana di Londra) che ha lasciato tramortita la sventurata ragazza.
Ma la catastrofe è solo un contorno alle traversie di Mark e Louise; anzi, è un tappo che li isola e li costringe a vivere nell’impressione di essere circondati dal nulla, benché i due continuino a tormentarsi con recriminazioni e reminiscenze di un passato – frivolo ma odioso – che teoricamente non dovrebbe avere tutto questo peso in quello che potrebbe essere un “mondo nuovo”.
Sul palcoscenico, la prigionia di questa coppia per niente affiatata e sempre più animalesca dura sessantacinque minuti. Se durasse di più, il pubblico esploderebbe per la frustrazione: “After the End” è uno spettacolo che strangola lo spettatore, che disturba in modo legittimo attingendo all’esperienza personale di chi ha alle proprie spalle un vissuto – orribilmente comune – simile a quello di Mark o a quello di Louise.
Questo terribile duo è interpretato con precisione da Alessandro Lussiana e Valeria Perdonò.
Il primo restituisce benissimo la subdola naïveté che muove il suo Mark, una figura “classica” ma molto fertile: il nerd querulo e premuroso che, straziato dagli irresponsabili dardi di Cupido, diventa uno zombie incapace di giustificare la propria pretesa di essere ricambiato dall’oggetto amato. Il nocciolo della questione, per lui, diventa “come ti permetti di non amarmi?”.
La seconda conferisce un’alta definizione alla sua Louise, un personaggio spigoloso, incapace di non contraddire e di non ferire il suo interlocutore; i panni di vittima le stanno stretti (anche se oggettivamente lo è), mentre Mark si fa entrare con uno sforzo solo apparente quelli di carnefice, risultando sgradevolmente credibile.
In conclusione, “After the End” è uno spettacolo che dà i brividi, ma sono brividi utili: aiutano a riconoscere le fallacie logiche che ci portano a intessere rapporti che alla lunga si trasformano in nodi scorsoi.
Alraune Teatro