L'Ombelico di Alvise – Rassegna Stampa | Alraune Teatro Salta al contenuto
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Rassegna stampa

Orphans

Persinsala Autore: Emanuele Marconi · 17 aprile 2014
Recensione Famiglia Segrenti
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La sofferenza, la paura e l'amore familiare

Orphans di Dennis Kelly allo Spazio Tertulliano: un intrigante spettacolo sulle relazioni interpersonali

La famiglia e l’estraneo. La sicurezza e la minaccia. Gli affetti (e la loro difesa) e l’odio. Sono solo alcuni dei contrasti che emergono nel riflessivo, drammatico e al tempo stesso divertente Orphans – spettacolo scritto dall’autore inglese Dennis Kelly e in scena allo Spazio Tertulliano per la regia di Luca Ligato.

Helen e Danny – due giovani sposini – si apprestano a cenare quando improvvisamente compare in sala Liam, fratello minore della ragazza, completamente sporco di sangue e visibilmente scosso. Con difficoltà riesce a raccontare quanto accaduto: sostiene di aver soccorso un ragazzo abbandonato per strada, gravemente ferito da coltellate. Tra singhiozzi, lacrime e tensioni, trova conforto tra le braccia della sorella e nella comprensione di Danny. Tuttavia, quando quest’ultimo propone di avvisare la polizia, l’equilibrio del trio si spezza, aprendo la strada a malintesi, litigi e rivelazioni che metteranno a nudo una verità ben diversa da quella raccontata inizialmente.

La forza dello spettacolo risiede nella drammaturgia – con dialoghi serrati e ritmo incalzante – e nell’eccellente interpretazione degli attori, capaci di emozionare, far sorridere e al tempo stesso far riflettere. I tre protagonisti offrono stili interpretativi differenti e complementari:

  • Umberto Terruso restituisce un Liam ingenuo e disturbato, con recitazione fisica e dinamica che dà corpo a un personaggio fragile e instabile.

  • Dario Merlini, nei panni di Danny, porta in scena un uomo tormentato, che reprime il dolore fino a esplodere in scontri verbali intensi.

  • Alice Redini dà voce e corpo a Helen con energia e passione, trasformandola in una figura tragica e complessa.

La scenografia è minimale – un tavolo, due sedie e un fondale astratto – mentre luci e suoni sono usati con sobrietà, lasciando che siano i dialoghi a mantenere alta la tensione. Solo nell’ultima parte il ritmo rallenta, concedendo allo spettatore uno spazio di riflessione sui numerosi temi toccati da Orphans: il razzismo, la violenza, l’estremismo politico, il senso diffuso di insicurezza, il terrorismo, il conflitto tra coscienza civile e tornaconto personale, il rapporto fraterno, il contrasto tra verità e menzogna, la fragilità delle relazioni umane.

Elemento centrale resta il bambino che Helen porta in grembo: i continui richiami al futuro nascituro spingono i personaggi – e il pubblico – a interrogarsi su quali comportamenti siano davvero giusti per garantire un domani migliore ai propri figli.