Oltre i confini con Miniartextil 2017
Entrare nella ex-chiesa di San Francesco a Como ha sempre un che di magico: il luogo, di per sé affascinante dal punto di vista storico ed estetico, ospita mostre di grandissimo livello a cui tale collocazione aggiunge valore. Una su tutte Miniartextil, inauguratasi sabato scorso, che ogni anno conquista i visitatori e si arricchisce di opere, artisti, sinergie, idee. Quest’anno chi entra a visitarla viene accolto da una cascata di colori e numeri dalle infinite sfumature: l’autrice dell’opera, l’artista di origine francese Emmanuelle Moureaux, ha saputo trasformare la navata centrale in maniera spettacolare grazie alla sua Forest of numbers — titolo molto più che evocativo.
Accanto a questa, la principale, nelle navate laterali delimitate dallo splendido colonnato si trovano le altre grandi installazioni; tra di esse, la fotografia realizzata da Gin Angri è forse quella che più immediatamente riporta al titolo della mostra, Borderline: una linea di mezzeria dipinta su un pavimento di sampietrini sembra dissolversi e sfaldarsi, realisticamente per un errore, idealmente, forse, per non tracciare (più) il confine. Affascinanti anche l’opera dell’olandese Jeroen Van Kesteren, un dirigibile che ricorda le atmosfere steampunk, e il tappeto dell’artista greca Alexandra Kehayoglou, Refugio. Concludono il panorama il trittico Porcelain coasts del lettone Rolands Krutovs, l’arazzo Nie Pelnia / not full del polacco Wlodzimierz Cygan e Embrace again… della serba Brankica Zilovic.
Decisamente di impatto PAN-Ge-A, del Collettivo artistico Alraune Teatro, vincitore ex aequo con Black cubes solos, dell’artista russo-tedesca Katharina Lehmann, della seconda edizione del Premio Sponga: selezionati dall’associazione Arte&Arte insieme a Giancarlo Sponga, marito dell’artista Marialuisa, gli autori sono stati premiati in occasione del vernissage.
Il ema, attualissimo, su cui Arte&Arte ha invitato a riflettere è stato variamente interpretato dagli artisti: Borderline letteralmente significa “sul confine” (dal latino cum-finis), inteso come ciò che separa e nello stesso tempo unisce, che si ha in comune con l’altro; alterità e identità insieme.
Nello spazio dell’abside, sotto la cupola, sono esposti i 54 minitessili selezionati, attraverso un bando di concorso internazionale, tra 230 candidature giunte; ben 29 nazioni rappresentate: alcune si confermano amiche e habitué della manifestazione, dopo qualche edizione in quella attuale sono tornati anche Uruguay, Portogallo e Ucraina. Gli autori hanno sviscerato il tema con un’eterogeneità di materiali e forme a cui gli affezionati visitatori di Miniartextil sono abituati: non ci si abitua mai — fortunatamente — allo stupore e all’ammirazione che gli artisti riescono a suscitare. Tra questi l’associazione ha attribuito un premio speciale — il Premio Arte&Arte — al lavoro ritenuto più particolare per le sue qualità estetico-formali: trattasi di Both sides now di Gertraud Enzinger.
Parlando di artisti affezionati alla mostra non si può non citare El Anatsui, ghanese, presente nel 2006 con un suo arazzo e in seguito anche componente della giuria nell’edizione del 2008: quest’anno lo stesso ritorna con un’opera inedita, realizzata ad hoc per l’esposizione.
Le relazioni intessute — mai termine fu più appropriato — da Arte&Arte dal 1991 ad oggi sono molteplici e sempre fruttuose; una nuova collaborazione è quella con il Museo del Cavallo Giocattolo di Grandate: qui è sita l’installazione Division dell’artista giapponese Kiyonori Shimada mentre in un’altra sala è esposta una selezione dei minitessili storici parte del patrimonio dell’associazione.
Arte vuol dire anche musica e non a caso è stato stretto un altro nuovo sodalizio, quello con Amadeus Arte, associazione culturale ed etichetta discografica che propone compositori contemporanei e opere inedite. Non solo arti visive, dunque, ma anche una colonna sonora di un’ora formata dai brani musicali editi da Amadeus Arte, scelti dalla musicista Floraleda Sacchi, e accostati ad alcune delle opere: un modo per accompagnare i visitatori durante la mostra coinvolgendo vista e udito insieme.
Alraune Teatro