"Orphans" di padre, di madre, della società.
Soli. Sono quelli che non hanno più
niente da perdere se non la ragione.
Chi usa la violenza sugli altri e chi su se stesso. Sono quelli che
vorrebbero essere amati e non lo sono stati, quelli che credono di amare
solo per legarsi a qualcuno. Per dimenticare di essere soli.
Quando la famiglia non c’è, non si sa quali possano essere le
conseguenze sui figli.
Nel migliore dei casi, c’è chi cresce nell’apparenza di una vita
normale, chi è alla continua ricerca di attenzione, chi si isola dal
mondo. Poi, c’è chi perde la testa, non si ferma davanti a niente. Chi
si distrugge per non esistere più, chi si nasconde per non farsi vedere,
chi potrebbe uccidere senza avere paura.
Quanto è importante la famiglia? E
legarsi a qualcuno, un amico, un fratello, quando sei piccolo, per
sopravvivere al mondo insieme a lui? Chi saremo da grandi se non avremo
avuto uno schiaffo, un consiglio, un abbraccio per andare avanti e
correre come tutti gli altri?
Non ci sono parole che sostituiscano madre e padre, non siamo altro che
figli e fratelli che vogliono tenersi per mano e correre insieme.
Orphans è una coppia che non sa se vuole avere un figlio, una sorella che protegge il fratello, un fratello che ama la sorella perché è tutta la sua famiglia. Siamo un po’ anche noi, con i nostri problemi di coppia, i nostri dubbi da fratelli, le responsabilità che viviamo una volta che ci ritroviamo soli al mondo. È l’amore, quello che credi ti protegga da tutto, senza il quale non sei nessuno, il conforto di un compagno che ti sta accanto, l’abbraccio di un fratello che dipende da te. Sono tutti sentimenti che viviamo per affrontare la vita terrena, per condividerla con qualcun altro.
Orphans è un trittico perfetto di attori che ti portano in un ritratto di famiglia, dove si respira un’aria conosciuta, dove le parole sono quelle di tutti i giorni, i dubbi, le ansie, i problemi, sono reali. È uno specchio che, per ognuno di noi, potrebbe riflettere il peggio che non ci aspettiamo.
Alraune Teatro