Ritratto d'autore
La nostra redazione incontra il giovane regista Luca Ligato: dopo i successi milanesi de L’ombelico di Alvise e After the end di Dennis Kelly, torna con la compagnia Alraune teatro a presentare un intenso testo dell’autore britannico, Orphans, dall’8 al 18 Aprile presso lo Spazio Tertulliano.
Nel 2012 After
the end di Dennis Kelly e quest’anno Orphans, dello stesso autore: come
mai questo amore per l’autore inglese? Cosa trasmette a lei e al
pubblico?
Luca Ligato: «L’incontro con la drammaturgia di Dennis Kelly è
avvenuto diversi anni fa. Più leggevo i suoi testi e più me ne
innamoravo. P
Portare poi nella scorsa stagione After
the end e oggi Orphans è
stato un desiderio esaudito, un sogno realizzato.
Dennis Kelly è capace di coinvolgerti, toccare temi e sentimenti
universali inserendoli in situazioni estreme e ciò permette di guardale
con occhio esterno e dall’altra di ritrovarti e riconoscerti. Descrive e
parla di ciascuno di noi e allo stesso tempo dell’uomo in generale,
delle sue molteplici sfumature, il tutto con uno stile molto personale
che unisce il dramma all’ironia. Questo anche grazie alla sua grande
orizzontalità: Dennis Kelly infatti non scrive solo per il teatro, ma
anche per la televisione e la radio ed è riuscito sapientemente a
cogliere quello che caratterizza maggiormente la scrittura di ognuna di
queste forme d’arte e svilupparle in qualcosa di unico».
In After the
end una coppia di sconosciuti che si trovano in bunker dopo la fine del
mondo. In Orphans una coppia sconvolta dall’arrivo improvviso del
fratello di lei: come ha reso scenicamente questi passaggio dalla coppia
al trio? È voluta questa “espansione” dei soggetti coinvolti?
L.L: «Quando abbiamo iniziato a lavorare su Orphans ho
subito pensato che nei rapporti umani il numero tre sia tutt’altro che
il numero perfetto. Per questo si è lavorato affinché, a seconda dello
sviluppo della storia, ognuno di essi si sentisse sempre inopportuno in
quel luogo e in quel momento. Vorrebbe, dovrebbe andare via ma non può,
perché c’è qualcosa di più grande che lo trattiene, come salvare la
persona che più ama. Dennis Kelly ha scritto le sue opere secondo un
progressivo aumento dei personaggi. In una coinvolge un intero quartiere:
sarebbe un sogno poterle mettere in scena seguendo questo processo di
crescita progressiva dei personaggi coinvolti».
In After the
end i due protagonisti si confontano su temi importanti legati alla
societá, partendo dal presupposto che sono rifugiati in un bunker dopo
la fine del mondo. Qui sono la coppia, l’amore, la famiglia a uscirne
massacrati ma sempre in realazione a una societá difficile, crudele.
Possiamo dire che in qualche modo questo sia (parafrasando il titolo
dell’opera) quello che succede appena prima della fine?
L.L: «Partendo proprio da After
the end, Louise a un certo punto dice che: l’unico modo per
farti distruggere è permettere agli altri di trasformarti in qualcosa di
diverso da quello che sei. Io credo che la società odierna sia costruita
sull’apparenza. Ci spaventa andare oltre a quello che sembra e scoprire
il vero volto dei rapporti, delle persone e delle cose. Preferiamo non
parlare dei problemi e ci sorprendiamo quando poi questi scoppiano. Non
è la società a renderci orfani, ma noi a renderla tale, perché la
società siamo noi a comporla e siamo noi i primi ad abbandonarci ed
umiliarci ogni qualvolta decidiamo volontariamente di separarci dai
nostri ideali».
Alraune Teatro