L'Ombelico di Alvise – Rassegna Stampa | Alraune Teatro Salta al contenuto
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Rassegna stampa

Orphans

Paperstreet Autore: Tiziano Bertrand ·19 aprile 2014
Recensione Famiglia Tensione
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"Orphans" di Dennis Kelly, regia di Luca Ligato

La limpida profondità del palcoscenico milanese dello Spazio Tertulliano ha accolto una moderna rappresentazione di “Orphans”, una drammaturgia di Dennis Kelly diretta da Luca Ligato.

Un evento improvviso sconvolge la tranquilla serata di una giovane coppia di fidanzati, Danny e Helen (Dario Merlini e Alice Francesca Redini). Liam, il fratello della donna (Umberto Terruso), si presenta inaspettatamente ricoperto di sangue e scatena una catena di inquietanti interrogativi e pericolosi equivoci, che cambieranno per sempre l’equilibrio precedente.

L’atmosfera noir si estende pazientemente, riempiendo la scena di guizzi di tinte fosche, avvolti dal ghigno beffardo dell’ironia. All’interno della superficie frastagliata dell’enigma, il giovane regista interviene con sicura personalità sulla scansione del ritmo, apportando una firma unica, riconoscibile nell’andamento strutturale, che segue un meccanismo lontano da movimenti lenti o incalzanti ma è capace di rivelare la vera natura della vicenda. Ne deriva una precisione quasi millimetrica, innescata abilmente nel buio col tonfo spaventato della sedia di Helen, davanti alla bianca tavola che assiste in silenzio al dramma.

Una volta svelata la verità, la tensione rischiara maggiormente le profondità dei personaggi, immersi e vincolati in un’invisibile rete di affanni, dubbi e ponderata follia, immediatamente percettibile sui volti attenti degli attori. Il trio risponde positivamente all’impalcatura interiore, generando una sorta di orchestra di voci e di corpi, guidata dall’interpretazione coinvolta di Alice Francesca Redini, che duetta brillantemente coi toni turbati di Umberto Terruso, contrappuntata dal crescendo recitativo di Dario Merlini, concentrato particolarmente in un’avveduta padronanza dell’espressione corporea e gestuale. Mediante le parole e le azioni degli interpreti, il testo si plasma oltre i contorni della pièce e rende palpabile la gravosa realtà allestita.

La messa in scena di Ligato rafforza la caustica amarezza dell’opera originale e definisce un quadro teatrale efficace nel collegamento dei suoi elementi. “Orphans” è una condizione esistenziale racchiusa nella vita di tutti e tre i protagonisti, il risultato di decisioni estreme, anche se dettate da un disperato sentimento affettuoso, soprattutto da parte della protagonista. Il contesto familiare di partenza abbandona la sua natura protettiva verso direzioni altamente rischiose e il tempo non basterà a rimarginare le ferite che compariranno.