L'Ombelico di Alvise – Rassegna Stampa | Alraune Teatro Salta al contenuto
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Rassegna stampa

L'Ombelico di Alvise

Perinsala Autore: Silvia Costa · 23 febbraio 2012
Recensione Amore Surreale
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Debutto nazionale dello spettacolo teatrale tratto da un racconto tanto surreale quanto malinconico di Claudia Porta sull’amore ai giorni nostri.

Largo ai giovani! Anche perché – diciamocelo – chi meglio di loro può raccontare l’amore di coppia ai tempi di internet, delle chat e delle community? Dopo tanto teatro classico, spazio quindi a nuove storie che sappiano narrare la contemporaneità.

Non illudiamoci che le basi siano diverse dalle storie tradizionali: troviamo sempre un lui e una lei, due poli opposti che si attraggono. Alvise è un insegnante timido, riservato e sensibile, mentre Gala è un’artista insicura, depressa e sull’orlo del suicidio. Una chat dà loro modo di incontrarsi e, gettate le maschere dei falsi profili, scopriranno di non poter più fare a meno l’uno dell’altra. AlviseeGala, i loro nomi pronunciati tutti attaccati, sembrano la formula della felicità, di un ritrovato equilibrio interiore dei singoli proprio grazie alla vita di coppia… e gli amici lo confermano.

L’Ombelico di Alvise, come metafora di un mondo interiore di cui solo Gala sembra possedere la chiave d’accesso, diventa presto ossessione per lei e pretesto del dipanarsi dell’intera vicenda.

La pièce è l’adattamento teatrale di un racconto di Claudia Porta, che racconta le vicende dei suoi coetanei travolti dalla rivoluzione tecnologica in corso, marcando volutamente gli aspetti surreali, le sfasature logico-comportamentali che il contemporaneo provoca nelle relazioni tra individui. Non nasconde di essere debitrice di quel filone che Martin Esslin, nel 1961, definì The Theatre of the Absurd: i punti di riferimento sono dunque Eugène Ionesco, e il risultato finale appare assolutamente degno dei maestri, privo di forzature, con un dialogo che scivola progressivamente verso l’assurdo dell’esistenza.

Tanto di cappello a Luca Ligato, alla sua prima esperienza: la messa in scena è meticolosa e precisa come un orologio svizzero, e lui in cabina di regia sovrintende attento e un po’ apprensivo all’azione sul palcoscenico. L’assoluta assenza di scenografia è compensata dalla colonna sonora e dal gioco di luci, per un risultato finale molto ritmato, a tratti concitato ma sempre aderente alla narrazione, senza mai prevaricarla.

Alessia Bedini e Stefano Pirovano sono calati nei panni di AlviseeGala con grande trasporto, contribuendo a dare corpo oltre che voce alle varie sfaccettature dell’interazione tra due individui in cerca della loro dimensione, del loro posto nel mondo. Attribuiscono al racconto una molteplicità stupefacente di stili – un po’ fenomeno circense, un po’ rivista d’avanspettacolo, un pizzico di cabaret e, ovviamente, malinconia a volontà. Sopra a tutto questo, la musica rock che, ancora oggi, in pieno XXI secolo, resta sinonimo di desiderio di rottura: degli schemi, del conformismo, di uno stile di vita che ci vorrebbe tutti omologati.

Il pubblico entusiasta deve aver colto il messaggio, poiché a fine spettacolo applausi ed acclamazioni sono scaturiti copiosi, tributando il meritato riconoscimento a questi giovani artisti che hanno creduto talmente nel testo da mettersi in gioco anche come produttori.