TEATRIONLINE
di Elena Tondo
"Guarda
la luna. La luna ha un'aria molto strana. Somiglia a una donna
che esce da una tomba".
La densa concentrazione che pervade ogni momento dell'opera
"Salome'", nella forma dell'intricato groviglio di passioni e
nei tempi dell'azione sembra essere rispecchiata dalla
sinteticita' di un testo che risulta breve ma pieno, concluso;
un'azione impetuosa, improvvisa, ma che nulla ha di
estemporaneo, ma e' lo scoppio finale, la messa in atto di un
dramma interiore che tenuto per anni nel cuore dalla
protagonista ha prodotto un rancore ribollente, al quale si
accosta, nata da una lunga attesa, una lucidita' fredda,
strategica nella su silenziosa femminilita', nella sua dignita',
feroce.
Gli attori sono infatti avvolti inizialmente dall'mpossibilita'
all'azione, da un'angoscia impotente, da un impedimento di
staticita', stretti da una pellicola soffocante dalla quale
soltanto l'azione potra' liberarli, mentre altri personaggi non
appaiono sul palcoscenico.
La luna con il suo pallore e' sempre presente sulla scena,
sembra un occhio attento, in silenzioso ascolto, a pervadere con
il suo grigiore di pietra e di perle una scena che e' tutta
bianca, rossa e nera, come il corpo, la bocca e i capelli di
Jochanaan, in un dramma in cui la materia non si distacca mai
dai pensieri dei personaggi. I rapporti tra i personaggi sono
legati da corde rosse e il telo sulla scena porta una spaccatura
a forma di donna. Sembra di sentire, nel ritmo con cui Jochanaan
recita le sue preghiere, il pesante sbattere di ali che i
personaggi avvertono in questa notte di luna strana.
"I re non dovrebbero mai dare la loro parola. Qualcosa di
terribile accade se non la rispettano, ma qualcosa di terribile
puo' accadere anche se
la rispettano". Ed e' strano come tra tante grida, della morte
stupisca sempre il silenzio.
ELENA TONdO
teatrionline.com
22 NOVEMBRE 2017