pERSINSALA.IT di eMANUELA MUGLIARISI

La nostra redazione incontra il giovane regista Luca Ligato: dopo i successi milanesi de "L'ombelico di Alvise" DI cLAUDIA pORTA e "After the end" di Dennis Kelly, torna con la compagnia Alraune teatro a presentare un intenso testo dell'autore britannico, "Orphans", dall' 8 al 18 Aprile presso lo Spazio Tertulliano.

Nel 2012 After the end di Dennis Kelly e quest'anno Orphans, dello stesso autore: come mai questo amore per l'autore inglese? Cosa trasmette a lei e al pubblico?

Luca Ligato: <<L'incontro con la drammaturgia di Dennis Kelly E' avvenuto diversi anni fa. PiU' leggevo i suoi testi e piU' me ne innamoravo. Portare poi nella scorsa stagione "After the end" e oggi "Orphans" E' stato un desiderio esaudito, un sogno realizzato.
Dennis Kelly E' capace di coinvolgerti, toccare temi e sentimenti universali inserendoli in situazioni estreme e ciO' permette di guardale con occhio esterno e dall'altra di ritrovarti e riconoscerti. Descrive e parla di ciascuno di noi e allo stesso tempo dell'uomo in generale, delle sue molteplici sfumature, il tutto con uno stile molto personale che unisce il dramma all’ironia. Questo anche grazie alla sua grande orizzontalitA': Dennis Kelly infatti non scrive solo per il teatro, ma anche per la televisione e la radio ed e' riuscito sapientemente a cogliere quello che caratterizza maggiormente la scrittura di ognuna di queste forme d'arte e svilupparle in qualcosa di unico>>.

In "After the end" una coppia di sconosciuti che si trovano in bunker dopo la fine del mondo. In "Orphans" una coppia sconvolta dall'arrivo improvviso del fratello di lei: come ha reso scenicamente questi passaggio dalla coppia al trio? E' voluta questa "espansione" dei soggetti coinvolti?

L.L: <<Quando abbiamo iniziato a lavorare su "Orphans" ho subito pensato che nei rapporti umani il numero tre sia tutt'altro che il numero perfetto. Per questo si E' lavorato affinchE', a seconda dello sviluppo della storia, ognuno di essi si sentisse sempre inopportuno in quel luogo e in quel momento. Vorrebbe, dovrebbe andare via ma non puO', perchE' c'E' qualcosa di piU' grande che lo trattiene, come salvare la persona che piU' ama. Dennis Kelly ha scritto le sue opere secondo un progressivo aumento dei personaggi. In una coinvolge un intero quartiere: sarebbe un sogno poterle mettere in scena seguendo questo processo di crescita progressiva dei personaggi coinvolti>>.

In "After the end" i due protagonisti si confontano su temi importanti legati alla societA', partendo dal presupposto che sono rifugiati in un bunker dopo la fine del mondo. Qui sono la coppia, l’amore, la famiglia a uscirne massacrati ma sempre in realazione a una societA' difficile, crudele. Possiamo dire che in qualche modo questo sia (parafrasando il titolo dell’opera) quello che succede appena prima della fine?

L.L: <<Partendo proprio da "After the end", Louise a un certo punto dice che: l'unico modo per farti distruggere E' permettere agli altri di trasformarti in qualcosa di diverso da quello che sei. Io credo che la societA' odierna sia costruita sull'apparenza. Ci spaventa andare oltre a quello che sembra e scoprire il vero volto dei rapporti, delle persone e delle cose. Preferiamo non parlare dei problemi e ci sorprendiamo quando poi questi scoppiano. Non E' la societA' a renderci orfani, ma noi a renderla tale, perchE' la societA' siamo noi a comporla e siamo noi i primi ad abbandonarci ed umiliarci ogni qualvolta decidiamo volontariamente di separarci dai nostri ideali>>.


EMANUELA MUGLIARISI
PErsinsala.it

 

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