PERSINSALA.IT di eMANUELE mARCONi
Allo Spazio Tertulliano, un intrigante spettacolo che delinea con ironia un
drammatico quadro delle relazioni interpersonali.
La famiglia e l'estraneo. La sicurezza e la minaccia. Gli affetti (e la loro
difesa) e l'odio. Sono solo alcuni dei contrasti che emergono nel riflessivo,
drammatico e al tempo stesso divertente "Orphans" - spettacolo scritto
dall'autore inglese Dennis Kelly e in scena allo Spazio Tertulliano per la
regia di Luca Ligato.
Helen e Danny - due giovani fidanzati - si apprestano a cenare quando
improvvisamente compare in sala Liam - il fratello minore della ragazza -
completamente sporco di sangue e visibilmente scosso. Con difficoltA',
riesce a raccontare quanto accaduto e afferma di aver aiutato un ragazzo
abbandonato per strada che presentava numerose ferite da coltello. Tra
singhiozzi, lacrime e sfoghi di tensione, trova finalmente consolazione tra
le braccia della sorella e nella comprensione di Danny. Quando, tuttavia,
questi propone di chiamare la polizia per assistere e aiutare il povero
ragazzo ferito, si rompono gli equilibri all'interno del trio, che andrA'
incontro a malintesi, litigi, esplosioni di rabbia e mancanze di rispetto. E
piano piano si scoprirA' che la veritA' - dell'incidente e delle relazioni
tra i personaggi - E' diversa da quella presentata inizialmente.
La forza dello spettacolo risiede certamente nella drammaturgia - caratterizzata
da dialoghi serrati e da un ritmo sempre veloce - e dalla eccellente
interpretazione degli attori, capaci di emozionare, far sorridere e far
riflettere drammaticamente lo spettatore. In particolare i tre attori
riescono a esprimere la propria sofferenza attraverso tre stili di
recitazione assai diversi e creando, conseguentemente, personaggi assai
marcati dal punto di vista comportamentale: l'efficace Umberto Terruso punta
su una recitazione gestuale e dinamica, e dA' vita a un personaggio ingenuo
e distrurbato (Liam) che si veste e si muove come un rapper "di periferia", incapace di mettere ordine alle emozioni che prova; al contrario, il
personaggio di Danny - interpretato da un convincente Dario Merlini, abile a
intensificare le espressioni del volto - tende a reprimere dentro di sE' la
sofferenza, salvo talvolta esplodere in fragorosi scontri verbali; Helen,
infine, manifesta pienamente i propri tormenti e la recitazione vigorosa
dell'ottima Alice Redini la rende un personaggio tragico.
Lo spettacolo punta molto meno, invece, sugli elementi tecnici: la
scenografia E' minimale (un tavolo, due sedie e un fondale astratto),
l'utilizzo delle luci E' modesto e la musica interviene solo nei momenti
iniziali e finali, lasciando spazio ad alcuni rumori evocativi nei brevi
cambi di scena che avvengono nel buio completo.
Solo nell'ultima parte viene meno quel dinamismo travolgente dei dialoghi
che caratterizza la rappresentazione, che appassiona e affascina lo
spettatore ma che, allo stesso tempo, gli dA' tempo e modo di riflettere e
soffermarsi sui numerosi temi che Orphans tocca: il razzismo, la violenza,
l'estremismo politico (simboleggiato dal nazismo), il senso comune di
insicurezza, il terrorismo e la paura che nell'ultimo decennio ne E'
derivata (identificata con la figura di Bin Laden), il contrastato rapporto
tra la coscienza civile e l'egoismo volto esclusivamente al proprio
tornaconto, l'amore familiare e il rapporto fraterno, il confine tra veritA'
e bugia, le difficolta' delle relazioni interpersonali, la discrepanza tra i
valori astratti e il pratico agire quotidiano.
In tutto ciO', resta centrale la figura del bambino nel grembo di Helen: i
continui riferimenti al futuro nascituro e le questioni che ne nascono tra i
personaggi - in primis tra Danny e la donna - servono a farci interrogare su
quali siano i comportamenti piU' giusti e corretti da adottare per garantire
un futuro migliore ai nostri figli.
eMANUELE MARCONi
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