DRAMMA.IT di Angela Villa
L'amore ci rende ciechi. Chi l'ha scritta, non ricordo, ma puO' accadere di
non vedere di non capire quello che abbiamo sotto gli occhi e soprattutto di
credere nella persona sbagliata, che non merita la nostra fiducia. SarA'
accaduto anche a voi, forse. Un uomo e una donna sono a tavola, festeggiano,
felici, un lieto evento: presto diventeranno genitori, in questo bel
quadretto familiare, irrompe, Liam, fratello della donna, arriva coperto di
sangue sostenendo di aver trovato un ragazzo ferito in strada.
Il testo di Dennis Kelly in un crescendo di tensione e colpi di scena
racconta dei sobborghi delle cittA', dei quartieri malfamati, siamo a Londra
ma potremmo essere anche a New York, a Milano, a Roma, a Napoli, a
Palermo... Kelly parla della sua esperienza di violenza urbana, ma ci mette
in guardia dalle conseguenze che certe mentalitA' da assedio, amplificate
dai mezzi di comunicazione di massa, a volte creano. Dennis Kelly,
drammaturgo inglese, ha la capacitA' di indagare nell'animo umano senza
indugiare nella retorica, con scrittura cruda, tagliente, ci mostra le
sfumature dei nostri sentimenti e lo fa con economia e ritmo. Nel teatro
tutto accade nel presente, all'interno di questo presente, tutti gli
elementi inutili che fanno calare l'attenzione dello spettatore, che
rappresentano autocompiacimento dell'autore diventano ostacoli alla funzione
narrativa-poetica. Il lavoro di Kelly scorre come un fiume in piena, pone
domande pertinenti sulla natura della paura, in particolare la minaccia
dell’altro, e il disperato bisogno di sentirsi al sicuro all'interno del
nucleo familiare. La regia di Luca Ligato, segue i ritmi del testo: una
lunga corsa verso il finale a sorpresa, tratteggia i confini fra intenzioni
e volontA' in modo chiaro, affida lo sviluppo degli aventi alla bravura
degli attori, Dario Merlini, Alice fRANCESCA Redini, Umberto Terruso, tutti
in grado di regalare emozioni legate alle zone piU' scure della nostra mente.
La lettura del testo E' fatta con taglio quasi cinematografico, posizioni
sfuggenti, gestualitA' concitata, forse su questo aspetto si indugia in po' troppo, alcuni momenti chiavi, alcuni passaggi decisivi, necessitano di
tempi teatrali piU' lenti.
La scenografia di Giovanna Angeli, disegna sul fondo una parete fatta di
corde che intrappolano, imprigionano, fra sedie bianche, eleganti e una
bella tavola imbandita: il bianco immacolato fa da contraltare all'ambiguitA'
della situazione, all'ebbrezza liberatoria, capace di liberare gli istinti
piU' irrazionali.
angela villa
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