REPUBBLICA.IT  di nICOLE jALLIN


L'istante successivo alla fine, quello carico di un silenzio denso e assordante che segue un'esplosione, quello in cui la felicita' per la sopravvivenza si scioglie nell'atroce brivido di essere rimasti soli: nient'altro che passi erranti su macerie di nulla e abbandono. e' questo il risveglio di Mark (Alessandro Lussiana) e Louise (Valeria Perdono') che, scampati a un attentato nucleare, si rifugiano nel bunker antiatomico da lui costruito per eccessiva e fortunata paranoia. Uno spazio privato e sotterraneo disegnato da una vellutata e contrastata illuminazione che si insinua nel freddo minimalismo metallico di un tavolo e due sedie, di una parete mosaicata in scala di grigi e una dispensa-scatola, custode ordinato di scorte alimentari e speranza. Come un surrealistico riflesso, la scena traduce in significante plastico una psiche, quella di Mark, pericolosamente ordinaria e inquietamente anonima, nascosta nella pacata compostezza di una camicia e un pullover; un'identita' nerd assuefatta dalla maniacale attrazione per Louise, fonte di fascino isterico, di raffinatezza spavalda, di ruvida eleganza contenuta tra il raso di un blue dress e la parlantina vagamente scurrile.

La drammaturgia del britannico Dennis Kelly dilata e penetra con scuro e aspro umorismo l'astrattezza di una prigione culla di un amore deviato in morbosa ossessione, di un rispetto decomposto in macabro abuso, di una protezione infettata da una possessivita' perversa che trascinano la coppia dentro le proprie primarie pulsioni animalesche, quelle appartenenti a un informe mondo originario di deleuziana concezione, dove vittima e carnefice divorano il cibo da terra, s'incatenano come cani rognosi, si umiliano in nome di una violenza amorfa e recondita che conduce naturalmente gli esseri umani all'autodistruzione. E se l'accattivante complicita' interpretativa di Lussiana-Perdono' da' vita a un abbraccio fisico e mentale di drammatica e serrata ironia dialogica, il pungente nervosismo registico di Luca Ligato svela uno sguardo da "angelo sterminatore" che, con cauta pieta', osserva le sue creature dilaniarsi l'anima, consumarsi la dignita', ridursi, poco per volta, a ferite senza corpo e lacrime senza volto.

NICOLE JALLIN
WWW.repubblica.it - bLOG CHE TEMPO CHE FA
29 aPRILE 2015
 

  •